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Metamorfosi X - 155

da Barbara 15 Aprile 2012, 23:00 Poesia

 
 
LAZIO 0741


Ci fu la volta che il re degli dei si invaghì di Ganimede, un ragazzo frigio. Allora Zeus decise di mutarsi in un essere diverso da quello che lui era ... un uccello. Fra tutti trovò più degno quello in grado di portare i suoi fulmini.
Detto fatto, battendo l'aria con penne menzoniere, rapì il giovane della stirpe d'Ilo che ancora adesso gli riempie la coppa e gli serve il nèttare ... malgrado la stizza di Giunone.
 
     
Rex superum Phrygii quondam Ganymedis amore
arsit, et inventum est aliquid, quod Iuppiter esse,
quam quod erat, mallet. Nulla tamen alite verti
dignatur, nisi qua posset sua fulmina ferre.
Nec mora, percusso mendacibus aere pennis
abripit Iliaden, qui nunc quoque pocula miscet
invitaque Iovi nectare Iunone ministrat
Ovidio, Metamorfosi, libro X, versi 155-161
 
 
 
   
    FotoSketcher - IMG 1957-004
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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commenti
L
Having said that, beating the air with pens untrue, seized the young person of the populace of Ilo that even now fills the mug and serves the nectar. Thanks for the share.
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K
E i fidi segugi lo guardano impotenti alzando il muso!
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S
<br /> Hello Barbara ! Bug en ce moment, pour poser des commentaires... La Beauté de Rome a-t-elle gardé de son éternité ?<br />
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4
<br /> Come coppiere degli dei, Ganimede era un pò sbadato e avendo versato molte gocce, inventò il "dripping" alla action painting<br />
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